E’ scientificamente provato che il momento più sconcertante nella vita del ‘genitore medio’ è quello in cui il figlio varca la soglia dell’adolescenza.
E’ noto che durante l’infanzia il cucciolo d’uomo, pur costringendo gli adulti a fatiche improbe, ricopre il genitore di continue gratificazioni: coccole e bacini e a non finire, sguardi adoranti che ti seguono ovunque (anche nei posti meno indicati), lodi sperticate e spesso immeritate, del tipo: “Mamma sei la più bella del mondo”, o “Papà sei meglio di Superman”. E il genitore si imbambola appagato e (diciamolo pure) un po’ esaltato. Ci crede. Ci casca. Ingenuamente si convince che ‘sarà per sempre’.
Non è vero.
Succede, infatti, che un bel giorno (indicativamente tra i 13 e i 15 anni) il giovane virgulto – non più pargolo – si trasmuti, tutto d’un botto, in un essere assolutamente alieno, subendo tante e tali trasformazioni che non par più lui. E’ più che comprensibile, dunque, che il povero genitore resti stranito e fatichi non poco – anche a causa dell’incedere dell’età – a trovare l’elasticità mentale necessaria per star dietro all’improvvisa, quanto improvvida, metamorfosi del figlio. Continua a leggere